Scarico della caldaia a parete, quando è possibile?

Breve rassegna di tutti i casi in cui è possibile scaricare i fumi della caldaia direttamente a parete. 

Con l’installazione di una caldaia, ad esempio sostituendo quella vecchia, un problema da non trascurare è quello dello scarico dei fumi. In linea teorica, così come ci chiede la legge, dovrebbe essere preferito lo scarico a tetto. Lo sbocco del camino dovrebbe arrivare ad un’altezza maggiore rispetto agli edifici circostanti. Solo in questo modo si può stare certi di non arrecare danni, fastidi o pericoli per la salute dei nostri vicini.

In teoria è tutto semplice, ma poi la pratica si scontra spesso con ostacoli che fanno diventare lo scarico a tetto una vera impresa. In alcuni casi, bisogna passare nelle proprietà altrui o chiedere autorizzazioni al comune o altri enti. Altre volte c’è da attraversare lunghi percorsi per evitare gli ostacoli, con un costo della canna fumaria maggiore di quello della stessa caldaia. In più, per installare una canna fumaria, soprattutto su edifici alti come i condomini, è necessario prevedere un ponteggio, o lavori in corda, e il prezzo sale ancora. L’installazione può diventare così costosa, che si preferisce lasciare tutto com’è, a scapito dei consumi in bolletta e della sicurezza.

 

Ma è possibile fare qualcosa per aggirare l’obbligo dello scarico a tetto?

In effetti, in alcuni casi lo scarico a parete per la caldaia a gas è possibile: si può evitare di installare una canna fumaria che arriva fino al tetto, scaricando subito all’esterno dell’armadio che contiene la caldaia, con le dovute limitazioni imposte dalla norma. Questo è possibile nei seguenti casi:

  • Sostituzione nell’ambito di riqualificazione energetica di generatori individuali installati prima del 31 agosto 2013, che già avevano lo scarico a parete o in caldaia ramificata;
  • Se lo scarico a tetto andasse contro norme di tutela ambientale o paesaggistica;
  • Se un progettista certifica l’impossibilità tecnica di installazione dello scarico a tetto;
  • Installazione di caldaie a condensazione individuali, qualora i sistemi di scarico esistenti non siano adeguati per la tecnologia a condensazione;
  • Installazione di sistemi ibridi (caldaia+pompa di calore) certificati.

Ma per ognuna di queste categorie esistono delle limitazioni, che andiamo a vedere di seguito.

 

Caso 1: Riqualificazione energetica di vecchi generatori

Il primo caso si riferisce principalmente ai generatori non a condensazione, visto che quelli a condensazione sono trattati più avanti nel caso 4. In realtà questo tipo di generatori è sempre più difficile da trovare. Dal  26 settembre 2015, infatti, è vietato mettere sul mercato generatori non a condensazione, e dunque se oggi acquistate un generatore convenzionale sappiate che è stato prodotto sicuramente prima di quella data.

Se scegliete comunque di installare una caldaia non a condensazione fabbricata prima del 2015, per lo scarico a parete della caldaia a gas dovrete dimostrare:

  • che la nuova caldaia ne sostituisce uno rendimento minore installato prima del 31 agosto 2013. Della presenza del vecchio generatore deve essere data prova certa, presentando tutte le documentazioni di legge, non basta una semplice prova di acquisto.
  • il generatore che si va ad installare, anche se non a condensazione, deve essere comunque a camera stagna e avere un rendimento minimo fissato, che per esempio è di 92,95% per caldaie di 30kW ma che varia in base alla potenza.

 

Caso 2: Presenza di vincoli sull’edificio

Questo secondo caso si applica in qualsiasi circostanza, se esiste un vincolo di carattere ambientale, paesaggistico, storico etc. sull’immobile. Ovviamente, anche in questo caso questo c’è bisogno di certificare questo dato, ad esempio con una relazione firmata da un tecnico o rilasciata dall’ente che pone il vincolo (comune, regione). In questo caso, è possibile lo scarico a parete per la caldaia a gas ma è necessario installare una caldaia a condensazione con emissioni di ossidi di azoto inferiori a 70 mg/kWh.

 

Caso 3: Impossibilità tecnica

Nel terzo caso, si può derogare allo scarico a parete se un tecnico abilitato (ingegnere, architetto etc.) certifica l’impossibilità tecnica dello scarico a tetto. Questo è un punto alquanto delicato, perchè alcuni tendono a considerare impossibile lo scarico a parete anche quando esso è semplicemente troppo costoso, o se lo scarico a parete presuppone l’attraversamento di proprietà altrui. Tutti questi motivi non si configurano invece come impossibilità tecnica, mentre la normativa non menziona l’impossibilità economica o di altro tipo.

Se esiste anche un solo percorso per arrivare a tetto, anche se questo passaggio presuppone una spesa elevata, quel passaggio resta comunque tecnicamente fattibile e  dunque nessun professionista può certificare l’impossibilità. Questo passaggio è importante perché il rischio non ricade solo sul tecnico, ma anche sul committente che ad esempio in caso di rivalsa da parte dei vicini dovrà chiudere l’impianto con evidenti conseguenze.

Se effettivamente esiste l’impossibilità tecnica, comunque le caldaie da installare con scarico a parete dovranno essere di tipo a condensazione, con emissioni di ossidi di azoto inferiori a 70 mg/kWh.

 

Caso 4: Nuova caldaia a condensazione

Il quarto caso tratta dell’installazione di nuove caldaie. Esse devono essere:

  • Individuali, cioè devono servire un solo appartamento;
  • A condensazione;
  • Installate in edifici plurifamiliari.

In questi casi è possibile scaricare a parete se non esisteva già un sistema di scarico a tetto adeguato alla condensazione, sia esso singolo o ramificato. Se ad esempio la caldaia precedente, non a condensazione, scaricava in una canna fumaria collettiva, la nuova caldaia potrà scaricare a parete se la vecchia canna non è adeguata alla condensazione. In molti casi, infatti, le vecchie canne fumarie non possono lavorare con le nuove caldaie a condensazione. In questo caso è legittimo scaricare direttamente a parete. Anche in questo caso, le caldaie a condensazione devono avere emissioni di ossidi di azoto inferiori a 70 mg/kWh.

 

Caso 5: Generatori ibridi

L’ultimo caso, insieme al caso 4, sono di recente aggiunta (2014), e prevedono delle semplificazioni quando vengono scelte soluzioni tecnologiche ad alta efficienza. In quest’ultimo caso, si vogliono avvantaggiare i generatori ibridi, ovvero i generatori costituiti, in un unico apparecchio, di una caldaia tradizionale a gas e di una pompa di calore elettrica.

Questo tipo di dispositivi sono molto interessanti perchè abbinano l’efficienza energetica delle pompe di calore, con l’affidabilità delle caldaie tradizionali. Essi funzionano in modo che, quando la richiesta termica è piccola, si attiva la sola pompa di calore. Essa è molto più efficiente della caldaia e lavora con l’energia elettrica, invece che con il gas. Quando la richiesta diventa troppo alta, o quando la temperatura esterna scende troppo e la pompa di calore lavorerebbe male, entra in funzione la caldaia, che in questo modo copre solo i picchi di potenza.

Questa soluzione è applicabile in ogni caso, sia che si tratti di utenze individuali, che di attività commerciali, a prescindere dall’esistenza o meno di una canna fumaria. Anche in questo caso, ci sono dei requisiti richiesti ai generatori ibridi: devono rispettare le emissioni di ossidi di azoto di 70 mg/kWh, per la parte caldaia, mentre per la parte elettrica devono avere un efficienza minima calcolata secondo un criterio stabilito dal d.P.R. del 2 aprile 2009, n. 59. In ogni caso, devono essere caldaie certificate ibride compatte, quindi nella scelta deve essere verificato che siano adatte allo scarico a parete. Molte case costruttrici offrono questo tipo di prodotto, e spesso inseriscono la dicitura “adatto allo scarico a parete” nella scheda tecnica.

 

Esegui il test per scoprire se puoi scaricare a parete:

Che generatore vuoi installare?

Una caldaia a gas a condensazione
Una caldaia a gas tradizionale, di tipo a camera stagna
Un generatore ibrido (caldaia più pompa di calore)
Un altro tipo di caldaia, non a gas

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